Interventi Ordapride

  • Un Pride dal basso. 
  • Un Pride ribelle.
  • Un Pride con pochi soldi e molto amore.
  • Un Pride senza madrinu e senza passerelle per lu politicante di turno.
  • Un Pride frocio, indipendente, favoloso.
  • Un Pride per le persone trans, per chi non è previstu e volutu. Per le persone disabili, autistiche, grasse e anziane. 
  • Un Pride per le Survivor, e per le vittime di femminicidio.
  • Un Pride per difendere il diritto all’aborto.
  • Un Pride per chi c’è, per chi non c’è e per chi avrebbe voluto esserci.
  • Un Pride per chi resiste.
  • Un Pride per lu bambinu ed i suoi diritti.
  • Un Pride per le famiglie di tutti i tipi, forme e colori.
  • Un Pride per le persone single. Per chi cerca l’amore, e per chi sta bene così.
  • Un Pride ecologista, gentile ed accessibile.
  • Un Pride antispecista e antifascista, auto organizzato e cooperativo. 
  • Un Pride transfemminista, di sorellanza e cura.
  • Un Pride nero, migrante, laico ma aperto a tutte le religioni.
  • Un Pride per la chiusura dei CPR – i lager di permanenza per il rimpatrio.
  • Un Pride per i lavoratori schiavi nei campi di pomodori.
  • Un Pride per le persone morte nel Mediterraneo, nel tentativo di raggiungere la nostra costa.
  • Un Pride terrone, con radici di ulivo.
  • Un Pride contro i genocidi, contro le guerre di invasione, contro la schiavitù, contro le oppressioni e lo sfruttamento, contro il capitalismo ed il patriarcato, contro il potere nelle sue mille forme.
  • Un Pride per lu sex worker, per le persone kinky, per chi il sesso lo fa e pure per chi non lo fa. 
  • Un Pride per le persone allosessuali e per quelle asessuali.
  • Un Pride che unisce, crea ponti, abbatte le barriere, i pregiudizi ed i confini geopolitici.
 
Oggi siamo ORGOGLIOSU ED INCAZZATU, oggi siamo ORDA PRIDE.
 
Siamo un gruppo di ben 22 associazioni radicate sul territorio salentino, siamo un laboratorio di idee e di confronto politico, siamo amicu ed attivistu, natu da Officine Mai +, e diventatu ORDA PRIDE oggi, grazie a tuttu noi. 
 
Dopo una Queeresima che è stata emozionante, bellissima, a tratti faticosa, ma sempre ricca di spunti, di connessioni e di fioriture. Un percorso che ci ha fatto ridere, piangere e soprattutto riflettere.
 
Oggi ci rivendichiamo tutto, senza la presunzione di dire tutto.
 
È assai difficile parlare di una tale mole di argomenti, in poche parole, senza diventare retoricu e boriosu. Da dove iniziare? A cosa dare la priorità?
 
La verità è che tutti questi discorsi sono interconnessi, e sono la molteplice faccia dell’oppressione e del potere. Nel 1989 l’attivista e giurista statunitense Kimberlé Crenshaw propone il termine “intersezionale” per indicare la sovrapposizione di diverse identità sociali e le discriminazioni che queste vivono. Questa parola, oggi, è la bandiera delle nostre ribellioni. 
 
Ribellioni che non nascono e muoiono qui, oggi, durante la Male Parata, ma che sono impegno quotidiano, e si radicano in un percorso che ha vita durante tutto l’anno. 
 
Noi qui, oggi, rivendichiamo la nostra esistenza non prevista e non conforme. E diciamo NO a chiunque voglia usare i nostri corpi per ripulirsi la reputazione dall’oppressione che esercita.
 
Questione che non è certo nuova nel nostro Salento, dove la politica appalta le terre e le nostre vite al turismo e alle mafie, in cambio di una facciata decorosa e moderna. 
 
Chi non ci crede più parte, al nord o all’estero, con una valigia colma di delusione per la propria terra. Eppure, c’è chi decide di restare, o addirittura di tornare, non per una qualche stonata apologia del sud o per qualche nostalgico sogno romantico, ma per rivendicare un ritmo lento, un dialogo con l’Altru nel Mediterraneo, una forma di resistenza politica, culturale e linguistica, una riappropriazione delle terre, arse dal sole e dalla xylella. Un potenziale diverso dalla norma data per scontata, questo sud, che non è diverso da noi e che come noi è sottovalutato e oppresso. 
 
Oggi siamo qui, a Lecce, con il nostro carico di lotte e di oppressioni, ma non possiamo e non vogliamo dimenticare quelli che sono i nostri privilegi: in primis, quello di vivere nella parte ricca del Mondo, quello di avere accesso all’acqua potabile, ai farmaci e al cibo non contaminato in modo semplice e veloce. Il privilegio di vivere senza l’ansia di ritrovarsi tra le macerie di una bomba. 
 
Per questo motivo, lottiamo al fianco del popolo palestinese e chiediamo STOP AL GENOCIDIO, senza retorica e condizioni. Chiediamo che Israele smetta di utilizzare la bandiera lgbtqia+ per giustificare l’uccisione di migliaia di persone.
 
Per questo motivo, ci schieriamo al fianco del movimento “Donna Vita Libertà” e di tutte quelle sorelle e fratelli iraniani che sono stati torturati e uccisi durante i moti di ribellione contro il regime islamico.
 
Facciamo sentire il nostro sostegno al popolo dell’Ucraina invasa e minacciata nella sua stessa esistenza, e alle persone queer ucraine che quest’anno hanno potuto di nuovo sfilare in un Pride a Kiev, contro la guerra scatenata dalla dittatura russa e contro l’omofobia di stato che il Cremlino vorrebbe imporre. 
 
La nostra vicinanza va anche alle persone queer, agli anarchici e agli oppositori politici in Russia e Bieolussia, che ogni giorno mettono a repentaglio la loro vita nella lotta contro il totalitarismo.
 
Il nostro grido si alza per la catastrofe umanitaria in Sudan, dove gli scontri fra fazioni, nel completo disinteresse della comunità internazionale e dei media, stanno causando centinaia di migliaia di morti, di guerra e di fame, e milioni di sfollati. 
 
Nel Mondo, oggi, sono 54 i conflitti armati, senza parlare delle morti causate per fame e malattia. Oggi, non vogliamo dimenticare nessunu. Oggi siamo ORDA e LO FACCIAMO!!
 

Benvenutə a tutte, tutti e tuttə a Orda Pride, il pride più terronfrocio del Salento (cit. Gaia):

sappiate che farò abbondante uso di schwa e del femminile universale.

Sapete a quanto sta l’Italia?

Grazie a tutte coloro che sono qui preferendosi alla partita!

Pensate se il 28 giugno 1969, data che sancisce l’inizio di quelli che oggi conosciamo e ricordiamo come i moti di Stonewall, fossero coincisi con i mondiali! Il mondo sarebbe molto diverso da come lo conosciamo adesso e tutte sapremmo a quanto sta l’Italia!

Oggi invece siamo qui, 29 giugno, ad affermare il nostro orgoglio in quanto membri della comunità, ricordando che questa è soprattutto una commemorazione, una parata di protesta per difendere e rivendicare i diritti che il nostro attuale governo sta subdolamente erodendo!

Quelli che pensavamo essere dei diritti acquisiti e inalienabili, rischiamo ci vengano tolti da un momento all’altro: un diritto fondamentale come l’aborto, che fino ad oggi ci è sembrato essere scontato e tra i fondamentali della repubblica, in Italia viene messo in crisi dal governo più a destra dal ventennio fascista.

In una notte ci hanno presentato gli incubi del premierato e dell’autonomia differenziata!

Viviamo in una nazione che si professa unita, civile e moderna, eppure siamo al trentaseiesimo posto su 49 dei paesi nella rainbow europe map per uguaglianza e tutela delle persone lgbtqia+, e siamo perfino dietro la dichiaratamente omofoba Ungheria di Orbàn.

Lo scorso 17 maggio, in occasione della giornata mondiale contro l’omolesbobitransafobia, è stata presentata al parlamento europeo una dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore della comunità lgbtqia+: l’Italia è uno dei pochi paesi che non ha firmato questa dichiarazione e noi lo troviamo aberrante e spaventoso ma chiaramente in linea con le politiche di questo governo!

I diritti che finora abbiamo conquistato non sono neanche una minima parte di quelli che ci spettano in quanto esseri umani: non abbiamo ancora una legge contro l’omolesbobitransafobia, il matrimonio ugualitario, il diritto all’adozione o alla cosiddetta “stepchild adoption”, che per chi non lo sapesse, è l’adozione dellə figliə dellə compagnə di vita.

Al contrario, non accontentandosi di cancellare le famiglie arcobaleno dai registri comunali, c’è chi nell’attuale governo propone di sanzionare lə sindacə che vogliono riconoscerle, oltre al volere rendere la gestazione per altri “reato universale”!

Viene minato il diritto alla salute delle persone trans, con i ripetuti attacchi al centro Careggi di Firenze, l’unico in Italia a somministrare i bloccanti della pubertà, che hanno effetti completamente reversibili e permettono alle giovani persone trans di avere il tempo di prendere consapevolezza della propria identità e di seguire il percorso più affine a sé.

Vi chiedete ancora perché c’è bisogno di fare i Pride?! Questi sono i motivi, e ce ne sarà sempre bisogno finche ci sarà qualcuno che vorrà ledere o limitare i diritti dell’altrə!

Ringraziamo tuttə di essere qui, grazie Officine MAI +, grazie a tutte le associazioni che ne fanno parte e che sostengono questo pride, grazie a voi per essere qui a lottare, grazie allə sociə lea e grazie a Bruno! Ci vediamo stasera a Tagliatelle!

 

Non sembri disabile.

Sei malata immaginaria.

Sei solo pigra. Non fai abbastanza.

Ma sì, tanto siamo tutte un po’ malate. Tutte abbiamo dei problemi.

È solo una scusa per lamentarsi ed ottenere privilegi.

Ai miei tempi queste cose non c’erano, adesso è tutto una moda.

Sii positiva – perché non esci o fai yoga? Insomma, non ci pensare.

Certo che… sei un po’ strana. Non sei normale!

Ce le hai tutte tu!

Sono una persona con disabilità invisibile, ma sono anche agender, asessuale, poliamorosa, grassa, terrona e kinky, è ovvio che la gente si rivolga a me così!

O FORSE NO?

Noi persone con disabilità visibile o invisibile, noi autistiche, noi persone grasse, noi migranti, noi nere, noi povere, noi persone trans, noi frocie, noi femminielle, noi donne, noi terrone, noi queer, noi tutte non conformi alla “norma” sociale imposta sui nostri corpi e sulle nostre menti, noi che siamo ed esistiamo a prescindere da ciò che pensino il Papa, lo Stato e pure il vicino di casa.

Siamo il non richiesto e non voluto, il non previsto, siamo le mine vaganti, le variabili impazzite che portano disordine, che rimescolano le carte in tavola e che costringono la società a porsi domande.

È per questo che noi tutte oggi prendiamo PAROLA.

È per questo che siamo ORDA, per rivendicare la nostra esistenza che sfugge alla narrazione dominante, coloniale e patriarcale. Siamo qui perché siamo incazzate e vogliamo riprenderci i corpi, le menti e le strade. Soprattutto in un momento storico come questo, in cui le destre e le multinazionali strizzano l’occhio al rainbow washing ed aprono persino i nostri cortei, anche qui in casa nostra. Noi non siamo voti, non siamo acquisti e non siamo nicchie di mercato. Noi non siamo ospiti in questa città, che non appartiene alle amministrazioni ghiotte di facili guadagni. Questo sud del sud, questo buco di culo, tanto bistrattato, svenduto al turismo e alle mafie, vilipeso, sperduto e abbandonato, questo sud… È casa nostra.

Il nostro pensare il sud è radicato qui, nella resistenza della molteplicità delle voci, delle vie, delle dignità, nella capacità di rovesciare in risorse quelli che nell’ottica primitiva dello sviluppo sembrano solo vincoli, limiti e vizi. Quando scopriamo che il confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano e la partita del rapporto con l’altro diventa difficile e vera.

Oggi siamo qui e prendiamo PAROLA.

Per abbattere quei pregiudizi che ci vorrebbero chiuse ed in silenzio tra quattro mura di casa o di un ospedale, lì dove la “brava gente” non possa vederci ed essere turbata.

Noi invece vogliamo essere scandalose. Vogliamo rispetto, una politica che tenga conto delle nostre necessità, degli spazi di studio, lavoro e attivismo che siano davvero pensati per tutte.

Allora oggi attraversiamo la MALE PARATA, ci riprendiamo la città, ci riprendiamo tutto. Ci promettiamo cura e gentilezza, ci promettiamo sorellanza e lotta.

Buon ORDA PRIDE a tutte!

 

In questa giornata vogliamo ricordare la lotta comunitaria con la quale iniziammo a rivendicare la nostra esistenza.

L’esistenza di noi persone queer,di noi terrone e soprattutto dellə oppressə tuttə.

Ma tra i soggetti oppressi ci lasciamo sempre sfuggire con estrema facilità una categoria, e personalmente penso che dovremmo ascoltare anche la loro realtà.

Una realtà i cui membri sono visti solo come oggetti. Soggettività che usiamo come merce. Come mezzi di produzione.

Vite che sono destinate ad essere uccise da noi, per noi.

Noi che reputiamo le nostre vite, la nostra autodeterminazione, i nostri corpi, più importanti in quanto appartenenti ad una specie diversa, da sempre ritenuta superiore.

La lotta all’antispecismo è strettamente collegata a molte lotte transfemministe intersezionali. Alla liberazione dei corpi trans, dei corpi grassi, dei corpi razializzati dalla loro oggettificazione e dal controllo che la visione culturale ci impone su di essi.

Quel che differenzia gli animali non umani è che noi abbiamo pieno controllo su di loro a tal punto da decidere della loro vita e della loro morte.

E cambia che la loro sofferenza possono comunicarcela con più difficoltà.

Allora con l’intersezionalità che riempie le nostre lotte, dovremmo essere la loro voce.

Nella lotta ai padroni abbiamo la responsabilità di non diventare i padroni di qualcun*altrə.

Non saremo i loro oppressori.

Ma dobbiamo prendere coscienza che quello che facciamo ad oggi è opprimerli ogni giorno tramite le nostre scelte alimentaei, tramite ciò che scegliamo per vestirci, per lavarci.

Quello a cui auspico è una vita consapevole e inclusiva, per tutt3.

Non c’è lotta intersezionale senza liberazione animale.

 

Ciao a tuttə, sono Derbilia e sono molto emozionatə oggi di essere in questa Orda Pride, in cui sento veramente l’orgoglio di una comunità intersezionale, ampia e con la voglia di allargarsi sempre più alla cura e all’autodeterminazione di tutte le alterità. Alterità che purtroppo siamo costrettə a portarci dentro in silenzio, senza fare rumore o dar fastidio, perché essere diversi non è concepito come una ricchezza, ma come un pericolo al potere.

L’orgoglio è doppio, perché facendo parte di Officine M.A.I.+ e Poliamore Salento ho partecipato a tutto il cammino che ci ha portato fino a qui. Abbiamo realizzato un calendario di 40 giorni, la Queeresima, la nostra quaresima queer piena di umanità: abbiamo indagato insieme le dimensioni delle identità e abbiamo creato arte da esse, abbiamo ascoltato voci inudibili nel caos delle città che propagano solo voci capitaliste, classiste, bianche, occidentali, colonialiste, suprematiste, fasciste, oppressive e violente. Abbiamo invece fatto risuonare voci che resistono alla privazione costante a cui le nostre vite sono soggette.

Veniamo privatə di una adeguata educazione emotiva, affettiva, relazionale e sessuale. Veniamo relegatə a condizioni sociali sovraimposte in base al sesso con cui nasciamo, all’orientamento sessuale, al ceto della nostra famiglia, al colore della nostra pelle, alla latitudine in cui ci sentiamo a casa, fino addirittura al corpo che viviamo. Veniamo influenzatə costantemente per percepire ed accettare un immaginario fatto di soldi, successo, bellezza, potere, ma ci nascondono la solitudine e il consumo inesorabile di energie, risorse, vite nello sfruttamento che questo immaginario usa per alimentarsi. Ci lasciano solə col nostro dolore, perché ci vogliono fragili abbastanza da normalizzare la violenza e l’oppressione che viviamo costantemente.

Il sistema in cui viviamo ci priva della legittimità di essere ciò che siamo perché ciò che siamo è un ecosistema, una moltitudine, un insieme di connessioni che rendono possibile qualsiasi cosa, anche un mondo senza disparità. Oggi siamo un ecosistema, ma lo saremo anche nei giorni a venire, a prescindere da quanta violenza siamo costrettə a normalizzare, noi continueremo ad avere cura di noi stessə, del mondo e degli esseri viventi che lo abitano. Perché la socialità spezza l’incantesimo dei soldi, del successo, della bellezza e del potere, e ci da la possibilità di essere finalmente ciò che siamo. Ed è questo il vero valore della vita. Siate meravigliosə! Siate Orda!

 

Parlare ancora di diritti civili nel 2024: si può? Proprio perché ogni giorno minati, si deve. Vorremmo poter dire che l’Italia è tra i primi paesi che lotta a fianco della comunità LGBTQIA+, come ha affermato la presidente Meloni, eppure, con grande rammarico, nella giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia, è tra i paesi occidentali che non ha firmato il documento europeo a favore di quest’ultima. Ci rammarica perché è inaccettabile come, all’interno di un contesto europeo, con la spinta sempre più larga delle estreme destre, sia uno schiaffo in faccia all’inclusione e alla lotta intersezionale.

Una destra al governo che vuole affossare, partendo dal DDL ZAN, completamente archiviato e beffeggiato alla Camera con applausi e urla da stadio, i diritti di chi è umano. Questa situazione non solo ignora, ma contraddice apertamente l’articolo 3 della Costituzione italiana, che promuove la valorizzazione delle differenze e richiede un atteggiamento attivo delle istituzioni per assicurare i diritti civili. Con l’attuale governo, nel migliore dei casi, c’è indifferenza, mentre nel peggiore si osserva una crescente discriminazione e criminalizzazione, come evidenziato dall’intenzione di rendere la gestazione per altri un reato universale.

Vogliamo rivendicare una società civile equa e inclusiva, che sappia rispettare anziché promuovere una violenza strutturale piena d’odio. Da studentesse e studenti, chiediamo a voce alta di poterci sentire al sicuro in ogni ambiente, a partire dai luoghi della formazione. Contrastando ogni tipo di discriminazione e puntando al miglioramento delle carriere alias, ancora oggi un processo fermo. Non vogliamo continuare a parlare di emarginazione quando parliamo di chi vuole sentirsi liberə di essere.

Le unioni civili, introdotte nel 2016, non sono sufficienti. Queste rappresentano solo un compromesso che legittima una forma di discriminazione, preferendo giochi di palazzo piuttosto che intervenire per eliminare completamente le disuguaglianze. Siamo qui perché vogliamo celebrare, allearci e dialogare al fine di garantire pari opportunità e uguaglianza.

Siamo contro affermazioni giunte da un candidato della Lega che afferma pubblicamente come l’identità di genere sia solo un capriccio della nostra generazione e che ha tutto il diritto di rivendicare quella che è l’identità di età, banalizzando e sminuendo ancora una volta i fondamentali diritti del singolo individuo. D’altronde, da un Paese che nega il matrimonio egualitario, i diritti alle famiglie arcobaleno, una legge contro l’omofobia e con una ministra delle Pari Opportunità come Eugenia Roccella, ci si poteva aspettare qualcosa di positivo?

La lotta continua, la nostra mobilitazione non si fermerà. Ci sono ancora discriminazioni, pregiudizi e violenze che colpiscono la nostra comunità. Proprio per questo, l’impegno per una società che valorizzi le differenze e che si batta per la piena inclusione e il rispetto dei diritti civili non deve mai cessare.

 

Ciao a tutt*, sono Valentina Chiriatti vicepresidente di Agedo Lecce. Agedo è un’associazione di genitori, parenti e amici di persone LGBTQAI+, che offre sostegno e supporto anche a quei genitori che possono trovarsi spaesati di fronte al coming out di un figlio. Determinante per tutti noi è stato l’incontro con Gianfranca Saracino e Giacinto Rapino, fondatori di Agedo Lecce A loro, che sono genitori di tutti noi di Agedo Lecce, mandiamo un ringraziamento speciale perchè hanno trasformato tutti i genitori che hanno cercato Agedo da persone impaurite e piene di pregiudizi in genitori accoglienti e coraggiosi. e a Rosaria Riccardo, presidente mandiamo un abbraccio.

USERò IL PLURALE FEMMINILE SOVRAESTESO COME ATTO POLITICO DI TRANSFEMMINISMO INTERSEZIONALE
Non posso esimermi dal constatare che Le nostrE figliE stanno subendo un attacco disumano, violento, di evidente discriminazione omotransfobica. Le autorità, che dovrebbero avere come obiettivo primario la tutela delle fasce più deboli, stanno mettendo in atto, invece, una puntuale distruzione di quel pochi e precari diritti, che con tanta fatica la comunità LQBTQAI+, ha ottenuto negli anni passati.
Un’ombra scura sta calando sulle famiglie omogenitoriali, sui figli che si vedono cancellare una parte del proprio nome e della propria identità, sul genitori che si vedono cancellare il diritto di essere tali. Ci attanaglia la preoccupazione per l’incolumità psicologica e fisica delle persone transgender, con l’attacco all’equipe dell’ospedale Careggi di Firenze che meglio di qualsiasi altra struttura si è presa cura di loro. Mi permetto di dedicare un pensiero a due giovani persone che in questo ultimo mese ci hanno contattato perchè i loro genitori lE hanno cacciatE via… E DICO grazie alla rete che ha saputo mettere in moto supporto E aiuti per almeno una delle due persone ospitandola per dormire e nutrirsi e sentirsi al sicuro, questa rete che oggi sfila qui UNITA; MA il mio accorato appello va ai genitori che hanno assecondato la paura e soprattutto la paura del giudizio altrui… a loro voglio dire: AMATE LE VOSTRE FIGLIE COME IL GIORNO CHE LE AVETE MESSE AL MONDO, non chiudete loro la porta di casa, accoglietelE…LA VOSTRA , sono sicura, non è cattiveria, è soltanto paura , è ignoranza. Non è colpa vostra, ma degli strumenti che non avete NON è COLPA VOSTRA. MA NON è NEANCHE COLPA DELLE VOSTRE FIGLIE/I

A quei genitori, che non riescono ad accogliere appieno LE propriE figliE, ci rivolgiamo oggi senza giudizio e li chiediamo, da genitore a genitore, di unirsi a noi per capire insieme come superare i pregiudizi, come accogliere TUTT per quello che sono, lavorando perché il contesto sociale cambi con loro, con noi.
Mostriamo tutto l’orgoglio che sentiamo per LE nostrE figliE, scendiamo in piazza a manifestare per i loro diritti, perché l’unica cosa di cui ci si deve vergognare non è l’amore e l’autodeterminazione, ma l’omolesbobitransfobia, anche quella di stato, i cui effetti terribili stiamo vedendo accadere.

Ma non restiamo impotenti davanti a tutto questo, non ci arrendiamo, facciamo sentire la nostra voce, oggi e sempre.
Noi di Agedo saremo sempre al fianco deLLE nostre e vostre figlie per rivendicare ilì diritto sacrosanto di ognuna ad essere se stessa, a seguire il sogno di una famiglia, a cercare la felicità, a godere di eguali diritti, a non a vivere nella paura e nell’ombra, ma alla luce del sole!

Siamo tutti chiamati a ribellarci alle ingiustizie, a manifestare, a scendere in piazza tutte le volte in cui ce ne sarà bisogno,PERCHè le conquiste di giustizia e di libertà vanno a beneficio di tutta la comunità, perché, una comunità che riconosce i diritti di tuttə, noN è una comunità di parte politica, non è una comunità che sottrae aD altri per dare solo ad alcunI, ma è una comunità migliore nella sua interezza, che grazie alle diversità si evolve e permette a tutt* di raggiungere quel sogno di felicità che guida ognuno di noi!
Questa lotta di oggi, senza armi, a suon di parole ferme ma sempre rispettose, deve essere il nostro faro quotidiano, soprattutto in questo momento un po’ più buio, perché NESSUNO DEBBA Più SCRIVERE LE PAROLE CHE HA USATO ALESSIO AVELLINO nel suo LIBRO (NON) è STATA COLA MIA “MI è MANCATO IL NIDO SICURO IN CUI TORNARE QUANDO IL MONDO MI DICEVA CHE NON MERITAVO LO SPAZIO PUBBLICO”

ECCO NOI VOGLIAMO NON SOLO UN NIDO SICURO PER PER TUTTI, TUTTE E TUTT…MA ANCHE SPAZI PUBBLICI PER TUTT…COME OGGI IN QUESTA STRADA.

Perché possiamo E DOBBIAMO essere oggi e sempre partigianə arcobaleno!

 

“Mi hanno presa a calci in tutto il corpo. Mi hanno colpita alla testa molte volte. Pensavo che ci avrebbero resi invalidi o che stessero cercando di ucciderci”, è una frase pronunciata in un’intervista rilasciata ad Amnesty International da Veronika, che vive in Turchia e che ha raccontato della sua esperienza al Pride, dal 2015 costantemente impedito e represso dalle autorità governative.

La riduzione dei diritti delle persone Lgbtqia+ non avviene però solo in Turchia: nel 2023 una nuova legislazione in Uganda ha introdotto la pena di morte per il reato di “omosessualità aggravata”. In Ghana, il parlamento ha approvato un disegno di legge “anti-gay”. La Russia ha adottato una nuova legislazione transfobica, la Bulgaria ha posto fine al riconoscimento legale del genere per le persone transgender e il Regno Unito ha bloccato la legge di riforma sul riconoscimento del genere del parlamento scozzese. In India, la Corte suprema si è rifiutata di garantire il riconoscimento legale ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. In Italia, le leggi contro i discorsi d’odio e i crimini d’odio non sono state ampliate per offrire alle persone Lgbtqia+, alle donne e alle persone con disabilità le stesse tutele disponibili per chi subisce atti discriminatori basati su motivi razzisti, religiosi, etnici o di nazionalità.
Quello che tentiamo di fare oggi, quello che rappresenta il Pride, è la volontà di dare spazi e voce a chiunque veda la propria sistematicamente spezzata: la rivendicazione dei diritti spettanti alle persone in quanto tali, quando questi non sono riconosciuti, passa attraverso la protesta. L’azione, la lotta, l’attivismo sono gli strumenti che ci legano al progresso, che ci lanciano verso il miglioramento delle condizioni di vita delle persone discriminate.

Chiediamo quindi che i governi si astengano dall’imporre divieti generali sulle proteste pacifiche e che le forze di polizia evitino pratiche di arresto e detenzioni arbitrarie prima, durante o dopo una riunione. L’arresto e la detenzione di persone Lgbtqia+ che manifestano pacificamente, basati esclusivamente sull’esercizio dei loro diritti umani, dell’orientamento sessuale, dell’identità e/o espressione di genere, costituiscono arresto e detenzione arbitrari e come Amnesty International non smetteremo di lottare affinché le proteste vengano protette, i Pride permettano a tutte noi di farci sentire, con tutta la rabbia, l’orgoglio, l’amore!

 

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